31 ottobre 2014

Ricorrenza



Fiordo di Furore - Costa d'Amalfi (SA)

Avevo spostato il peso dell’anno
da un calendario all’altro. Da un lunario
a un orologio: affrontare il tempo
in campo breve è certo più comodo.
Se il tempo fosse solo conto di miliari
avrei penato niente a tenerlo a mente.

Ma il tempo si ferma in un secondo
            e tira il fiato,
ti mangia da neonato e quindi ti caga
            nelle isole beate.
Tu sei quel momento in ogni momento,
            io anche,
quello testardo della partenza, che incespica
            nei lacci.
Lo vuoi sorpassare, e sorpassi, ma non so quale sia
la manovra più indicata: la divaricazione dell’utile
dal suolo o la deriva nella sabbia.

Bisogna liberarsi dei cavilli, aprire
il recinto degli sguardi e farli correre
su ogni terreno coronato dall’alba.

            Shabine l’ho incontrato dal mio giornalaio.
Non ci furono tenere attenzioni: lunghe meraviglie
si spengono improvvisandone l’uso; il busto di Tiberio
mi ha aperto cento domande a scelta multipla; ho usato
i raggi di queste ruote senza averne il motore:
            l’acino
dalla chiarità dell’aria al fasciame avvinato,
            il respiro
dalla cerchia dei polmoni al desiderio contemplato.
E se in quest’attimo venisse una bolla a prendersi l’aria,
sarà il desiderio che non arriva al raccolto.

Il raccolto: striminzita mammella.
Una parte di madre, una di storia,
l’ultima di un viaggio con l’andatura
dei secchi vagabondi.

Ore, in somma.