31 gennaio 2016

Deviatori di spinta

Immagine dal web (elab. ferdigiordano)


Parlavano di quanto esprime l’emozione
un alfabeto cordiale, insignito della lingua
per la commozione privata. Una sorta di
capitaneria del vocabolo, una torre di volo.
Da un lato senti gli aviatori: pochi, funesti,
perché alzandosi si alza la voce e l’armamentario
delle abluzioni, corvi, o curvi, non ricordo bene,
sui motori. Dall’altra parte, i pedoni: poco mossi,
con una camminata da gazza, angosciosa. Ma noi
sappiamo, diceva l’Indice, che dove c’è lungimiranza
lo sbattere e la planata coabitano nelle ali, ma resta
un divieto, un “passi per piacere altrove, più al largo,
vada oltre, oltre, oltre. Umetti il dito e sfogli.”

È sentirsi appena sopra l’orizzonte dei coglioni.

In un mese, più di millemila tasti premuti provocarono
una piena di carta, grane sottili schizzate di inchiostro
congenito ai fogli, venature nere stampate sul
liquido e, della stessa pasta, segni solubili a fondo.
Tocco terra e niente si muove, mi frena e consuma
ferodo prima che gli occhi sbattano di nuovo.
Pensieri con le ossa chiare, tendini esili, per questo
facilmente con torti. Non un solo scheletro
si è formato in quel periodo privo di muscoli adatti.
In un tempo troppo ampio per due parole
presi un po’ di respiro quale prassi
di sopravvivenza all’opera.

23 gennaio 2016

In nome della botola#SaveAshrafFayadh

Non grido perché afferrereste solo il grido,
né mi armo perché afferrereste solo le armi.
Non dico “liberatelo” perché è lui che vi ha imprigionato,
né urlo il suo nome perché sono tanti i nomi da urlare.
Non chiedo che lo graziate perché la grazia non vi è data,
né imploro di fermarvi perché vi seguirei ed io voglio affrontarvi.
E non vi dico ciò che vorreste dicessi, perché è giunta l’ora
che smettiate di dare a dio il nome della botola.

22 gennaio 2016

Nell’occhio di Giona


 
Giona
(Michelangelo - Cappella Sistina)



Sono stato nel vento di domani
convinto dai luoghi comuni
che già cambiavano. La fisicità muta
perché serve lo spazio. L’universo
si amplia senz’altro, il pensiero sopraggiunge
quando non puoi occuparlo. Il minuto
non contiene il tempo necessario a frequentarlo.
Così stretto sembrava questo pianeta, che
diventati dieci miliardi, o quindici, dovevamo
trovare isole approssimate alle stelle
per capire il naufragio.

12 gennaio 2016

Dono controverso

Immagine dal web

Aspettavo tanti doni, ma anche uno a volte
basta, ed ho ricevuto due occhi chiusi: appena
aperti, tutti gli altri mi sono apparsi.

Aspettavo molti doni, ma anche uno a volte
basta, e ho ricevuto due mani strette: quando
le aprii, ciò che raggiungevo mi fu dato.

Aspettavo doni, ma anche uno a volte
basta, ed ho ricevuto due piccoli piedi: si mossero
per lasciare almeno un’orma grata.

Ho camminato, ho visto, ho toccato, eppure
non occorreva tanto, sarebbe bastato che dicessi
almeno una volta: grazie.