9 maggio 2016

I passeri prendono quota

Immagine dal web


Guardo il becco del passero da dove parte ogni volo.
È così piccolo che neppure il sole vi entra.
Come potrebbe un bacio? Oppure: appartiamoci
leggeri sul gomito così dura meno della nuvola
il timore che piova.

Qualsiasi cosa accada in quel becco
non sono parole vuote,
ma riassunti che lasciano i dettagli in natura.

Sono continui richiami – penso
alle piccole altezze femminili –
ai lucernai tra le foglie,
alla grandiosità del verbo appartiamoci
che non si può dire a chiunque.

Nemmeno a se stessi in un prato a giorno.
Occorrono tante parole per tessere verde e viole:
un senso fuori dal comune
adatto per far nascere qualcosa.

Ma lui schizza improvviso al traliccio,
guadagna quota e resta minuto
un’ora per volta. Saggiamente
coincide al luogo – posto il luogo
abbia l’alta tensione
al pensiero di altri voli.


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