8 giugno 2016

Disegnata dal fianco



In una congettura trovo la luce:
per assioma, la notte non dura.
Appaiono sui lecci i sintomi del giorno
e la guaina del sole viene con brividi sereni.
Chiamo congettura ogni poggiatesta
di carne: lei dice che i lunghi capelli sono
causa di calvizie o di solletico – confermo.
Si sposta in cucina con un sonar nel ventre.
Credo resti interdetta quando cerca il bagno.

Non è ancora mattino,
mi aggiusta quasi avessimo traversato la notte
in una cabriolet. Si chiama Rosa, o non risponde.
Un indizio sono le spine: per come carezza
non diresti siano artigli. Non l’ho detto,
però mi attrae il pericolo.

Qualcosa ricordo, forse un gemito
sfuggito dal torpore languido, ma chi è sveglio
spesso esprime un ritardo della notte.
Non farò mai in tempo a raggiungerla.
Non è possibile e, per fortuna, lei mi aspetta.
La dignità, invece, ci prende improvvisamente:
tiriamo il sogno fino al mento, con tenerezza,
tuttavia non è ampio abbastanza come coperta.

Mi piacerebbe
che le voci restassero a letto, invece sono
le prime ad alzarsi. Le voci si alzano
perché i sussurri sono lusinghieri
e di fronte, la luce dà vita ad un fianco.

Immagine dal web


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