26 luglio 2016

Note a margine




Tocco con mano la risolutezza dell’ombra.
Ne sento il bisogno impellente di attribuirsi forma.
Magari non avveduta, mutevole o di passaggio.
L’ombra non contraddice i vertici, affina l’origine,
cataloga i volumi secondo la biblioteca della luce.
É nota la sua diffusione, potrei dirti, madre,
quanto l’essere nell’aria produca chiarezza
e taluni dettati che ancora ricordo,
mai così netti sulla tua bocca netta:
Matilde era piccola da non avere proiezioni.


Niente attrae più dell’anima semplicemente epoca
in un immenso minuto. Vorrei toccarla con mano
precisa, seguirla a tratti sul mio volto. Accolgo
il suo beneamato riflesso che mi schiaccia ovunque.


Vedete bene che quando dico ombra parlo di luce.
La distinguo dal segno poderoso: sia la voce,
in quest’angolo di corpo che chiamo ricordo,
sia per la data ombra che ancora mi raccoglie.


Immagine dal web


15 luglio 2016

In un ancòra




Il polso batte. Me ne accorgo da come cala
la tua mano nel mio tramonto. Non ha più
tempo l’unghia di improvvisarsi graffio.
Il sangue esce con il vestito adatto. Rosso
carminio, sembra un verme indeciso: usa la piega,
nella piega si allunga: quale istinto guida
la sua avventura? Le vene se lo portano via.
Provi piacere se lappo: vorrei stirarti la ruga
restituendole il muscolo elastico del bacio.
Mi manca la forza per venirti davanti, sono sincero.
Le lancette superano il giro organizzato ora,
i tasti convengono, lo so, lo ammetto; scrivo,
è preferibile. Diciamo di sì in un momento
sbagliato, dici di no mentre ti riprendo sull’unghia,
nel sangue frenato. Per adesso godo quest’attimo
in un ancòra tutto è passato quando occorre.


Elab. immagine: ferdigiordano