26 luglio 2016

Note a margine




Tocco con mano la risolutezza dell’ombra.
Ne sento il bisogno impellente di attribuirsi forma.
Magari non avveduta, mutevole o di passaggio.
L’ombra non contraddice i vertici, affina l’origine,
cataloga i volumi secondo la biblioteca della luce.
É nota la sua diffusione, potrei dirti, madre,
quanto l’essere nell’aria produca chiarezza
e taluni dettati che ancora ricordo,
mai così netti sulla tua bocca netta:
Matilde era piccola da non avere proiezioni.


Niente attrae più dell’anima semplicemente epoca
in un immenso minuto. Vorrei toccarla con mano
precisa, seguirla a tratti sul mio volto. Accolgo
il suo beneamato riflesso che mi schiaccia ovunque.


Vedete bene che quando dico ombra parlo di luce.
La distinguo dal segno poderoso: sia la voce,
in quest’angolo di corpo che chiamo ricordo,
sia per la data ombra che ancora mi raccoglie.


Immagine dal web


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