5 settembre 2016

Non fare che passi




E io, Peter, ho viaggiato poco.
Nessuna isola era per me
e nessuna città o paese o albero è un’isola.
Vado a spanne, sempre, e lo spazzolino da denti
non si è mai mosso con fantasia.
Non sono stato altrove se non condotto
da qualcuno. Vado ovunque, certo,
ma solo perché questi luoghi vengono a me
restando lontani.
Di tanto in tanto un’onda porta l’oceano
fino allo scoglio e so che lo scoglio è unico
ma indissolubilmente legato al regno delle brevi maree.
La marea è quella coperta su cui timonavo la luna, tanto
a lungo il mio capitano è stata la notte fuoribordo.
Se allungo il braccio, se rompo l’immobilità, la pigrizia
dell’aria si scuote e c’è vento dentro casa, comunque
non abbastanza perché il mio corpo diventi navicella.
Ma tanto basta al senso e mi trovi in giro,
per quel poco che gonfia la vela, come a prendere
il meglio: passare nel mondo con te,
per sentirmi un chi va là oltre frontiera.


Immagine dal web

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