11 marzo 2018

Ready made



Ho trovato una bottiglia di vino

sulla soglia del negozio di libri
e sono contento. Dentro
si intuiva l’esatta quantità d’aria
che la macchina di produzione
insuffla nella goccia rovente.
Più sopra c’erano i testi tanto diversi
quanto le parole usate lo permettono,
ma in fondo sempre le stesse, qualcuna
ineccepibile, altre di nuovo sole. Fuori  
così vengono le bottiglie, tutte uguali
fino alla bocca che le sonda.
E’ l’industria, bell’uomo, scarna
ed efficiente! E’ il macchinario che
banalmente  va dove seccano i bicchieri.
Una bottiglia, diamine, una bottiglia!
Solo un’isola di vetro... E intorno il soffio
di un cratere emerso; erutta ebbrezza
- fino ad un certo punto: quel vetro scuro
che, vuoi o non vuoi, strascica la pronuncia,
coinvolge la mente fino all’evanescenza.
Gli oggetti così composti sono presi
da almeno un pensiero: faccio presente
che il contenuto non è compreso.
Viene dopo, riempie quanto serve.


foto dal web - elab. ferdigiordano