26 marzo 2021

In luogo della nascita



Chiedo mi colpisca una pallottola di luce
come un’occhiata dura, di riprovazione.
Verrà dal calpestìo, perché siamo terra, terra pregiudizievole.
Da te. Ora non stato in quanto
arma al portatore, sulla quale si avvita
il mio silenziatore.
Ma il frastuono coglie il bersaglio, centrato
con un soffio da quell’aria giudiziosa
che riempe il vuoto di sospensioni.
Ecco, ora rimescolo l’ascolto al tuo
già sentito. Ho ancora una mira
e tu non ne possiedi, altrove se menti.
Hai un profilo di percussore dopo uno scambio
con il crisma dell’utopia.

Mi piace quando mi provochi e sei assente,
piuttosto che un richiamo mancato o
una formale congettura
sui riflessi dell’amore congenito.
Dove speculerei, e decadrei altrimenti?
In tanto esce dal cono della mente
il tuo nome gelato eppure
la rapidità dei bollori lo liquefa. Diventa un bacino
per navigarti con la bocca a vela.
Risprende la fluidità vocale.
Ora è un flusso che romba
e appena il suo viaggio comincia nella gola
l’occhio sgambetta l’illusione
e cede di peso.

Immagine dal web - Elab. ferdigiordano "Pallottola alla luce"©21

2 marzo 2021

Il miracolo dei pesci



Fuorviante legarsi il cielo al dito

disse l’altissimo in piena crisi

sordo ai diversi nomi ma non al ruolo

di vela lungimirata luminosa fatalmente 

inesistente da qui, dalla spiaggia 

distesa da dio. Salerno 

un imbuto di spume, una sponda

sulla quale il Tirreno rimbalza

nelle termiche più salaci anche leonine.

Allora io: − Prenditela con noi

per il detrimento dei saluti;

prendi la roccia che è finita alle maree,

portala via mentre già si allontana

ogni giorno di un decimo di millimetro

come chi svuota a sorsi

la cantina di tre più due oceani 

e i mari interni con le coste a giro vita.

Hai mai visto i tonni prendere per la collottola

il mare dietro una femmina 

come per metterla in cima all’ormeggio?

Poi rompiamo le scatole a chi si è perso.


Imm. dal web