Tutto è riconoscibile tranne

1

incurante dell’abbraccio la donna
nel suo girocollo di luce
evanescente di primo mattino
attimo di roccia, poi frana da un minuto all’altro
come non eterno ciò che si ritiene piantato
in tronco

come spostata dal luogo, come ad altro dove, muove
lì le due pupille brunate
lì le vestigia dei rossetti immobili
e lucidi

lucidi e inutili calano
verso le bocche
che l’abbraccio non può contenere


2

il piede della sera
quando smette il suo rimbombo di saluti
poggia
quale solo indizio del buio
qualsiasi firmamento d’occhi

e l’oscuro, l’indefinibile
si confessa come cosa vera
tra un nome e l’altro

C’è tendenza ad indossare il silenzio
dove si ascolta dai richiami
le dimenticanze stupite.

3

la chiocciola del tempo unico
la stessa misura che solidifica
leggera disattenzione che non lo ferma
alle lancette ferme
Ci piomba addosso catapultato dalla morte
e prima da una vita immutabile di travagli
come se stessimo nascendo vecchi e non
soltanto
andare senza piedi
senza ombra
vaghi caraccollanti striminziti.

Potessimo distinguere
la diseguaglianza d’interesse
tra siamo qui e avremo il cielo inchiodato ad asse sottoterra

noi - per loro, quelli della terra di sotto, ciò che siamo -
da qualsiasi dubbio aperti
e per le stesse risposte chiusi
per loro, sì,
quei figli ossuti che chiameremo attimi persi
che stanno ancora nella nostra pelle
ad infliggerci

la condanna di doverci appartere.

4

l’altezza delle viole
che hanno un fuoco di seme
fin dalle radici esili come le ricordo
al ragno che le imbavaglia, le collega
ripide verticali - geometra in sei ore -
cattura i volanti limitrofi
ne sbanda l’ombra
le assiepa scrollandole nella brezza
come si muove il trifoglio - più basso, più tronfio -

un’anarchia di steli passa
alla dittatura della tela: l'arguzia concentrica
dello stomaco

Si è piccoli infinite volte
ma assassini nella volta infinita

senza colpo ferire
pur con gli stessi morti
affamati del solo colore

della viola
violata.

5

la quintupla coscienza del senso
le cinque argille di cui noi
escludono l’ambiguo inarrivabile
senza geografie
da dove situato sarebbero stato diffuso
schiavo di mappe e latitudini
ma simultaneo. Risolto all’istante sì, ma di quale natura intriso?

Ognuno intravede altro
pone quesito all’aria che lo lima
o alla tenue ombra che sfuma
nei sintomi che la scaturiscono

ci sarà mai il davvero Unico?

Tale è questo giardino crocchia dell’universo
quando brinano i fiori di marzo
a gennaio
e come marmi presi di soppiatto
ci colgono i rifiuti dei volanti
illuse statue esposte o
attimi colti dall’imbroglio del tempo
e annientati

:guarda la morte come vi corre
e noi ridiamo, ridiamo: evviva!

6

il rosso:
è traccia della ferita
che va di colpo in corpo a corrodere il sorriso
Ma il colore - il rosso - vaglia con furia le finestre
entra nella pelle, forse incupisce
le vene. Dicono sia scuro se scorre.
Non hanno idea del
fuoco che costa. Non si vede il chiarore
che emana quando scoppia. Di tutti
i piani fatti per salire al viso e reggerlo
con la stessa peluria
di passi con cui si tracciano sentieri
a ritroso, il rosso sa di piazze
ed è nella sagoma della guerra.

Già, è rosso il cibo
quando si muove ancora
è rosso l’eskimo del vino
rosso è il vero sudario
che asciuga la parola sulle labbra.

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