30 gennaio 2017

Cura con senso





Ci sono giorni in cui le cose non si
fermano nelle mani oppure già usate
simulano di stare bene a mente, quindi,
se non le afferri, pensi sento male
qui, o questa fragilità viene prima dell’uomo
ed allora pure le rose ne pagano il conto.
La pianta più vicina piega il fusto,
crede che i legami la reggano
e si lascia andare di lato. Sembra soffrire
il suo stesso peso. Anch’io. Prendi
le chiavi: appese alla porta indicano
il giro finito. Ti coglie il terrore
che un malanno terribile stia all’origine
di tutte le dimenticanze, calate da notte
nei panni, come risposte a sorte.
Quello che non afferro, o si manifesta
voce irrisoria o incassa il petto.
Ma ciò che è legato all’universo dura
finché il legame tiene, poi solo sembra.
Mi curano gli assenti. Li riconosco
dalla ventriloquia degli oggetti.



Foto:ferdigiordano (Gil in piena febbre)

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