28 giugno 2012

Viaggio inesistente

Foto dal web

Certo, amico, vorrei viaggiare; ugualmente
ho paura del metallo spinto
dal calcolo indescrivibile.

Mi restano i vascelli. Altro metallo supponente.
Da come si regge quell’anfora di vetro
che pare una luna aperta in testa,
l’avventura matura equilibrio
solo nei colossi, ed è lenta.

Ma se potessi frequentare
le vene della terra, mi sposterei
di città in città, farei la fila al binario.
Il ticket come una profezia di vicoli
ciechi che mi vedono passare.

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