Sono tornato da
Eliot. Per consuetudine remo a parole.
Lascio che lo
scafo dell’occhio sopravvenga all’onda
dal fondo della mia gola.
Detto così, anche
T.S. mi guarda torvo.
Siamo gli uomini impagliati, sbotta, e non so dargli torto!
In quella
stessa stanza, strofe da gioco dialettico,
lui siede - Forza paralizzata, gesto privo di moto. Vivienne
serve il thè
con attitude en croisé, credo,
ma né io né
loro sappiamo che lei ci lascerà,
o, meglio, la morte
ti conduce in una camera oscura
e ti presenta i
tuoi fantasmi che la annunciano,
quindi non
possiamo parlare d’altro che delle lordure
della guerra,
della terribile strategia dei gas diventati
più frequenti
delle rivoltelle.
T.S., nel suo
gilet grigio, osserva tutta la Terra.
Laggiù gli occhi sono / Luce di sole su
una colonna infranta.
La Terra, che
vediamo farsi più inconsueta, più deserta
stivata nella
cantina della galassia, sembra avere piaghe
nelle zone ocra.
Da qualche parte un sonoro metallico
avverte che per
terminare le guerre
occorre senza
dubbio prima cominciarle.
Manteniamo il
silenzio dove il vetro manca alla finestra:
ci pare di
capire quanta trasparenza è stata tolta.
In quest’ultimo dei luoghi d’incontro
noi brancoliamo insieme / Evitiamo di
parlare.
Fra la potenza
E l’esistenza
Fra l’essenza
E la discendenza
Cade l’Ombra
A questo punto
ci prende la sera e mano a mano
che l’epica del
secolo è la notte in un fragore di colpi,
Vivienne
rovescia i suoi occhi scuri con la languidezza
dei partenti. Sulla
soglia della sua miniera T.S. recita:
È questo il modo in cui finisce il mondo
non già con uno schianto ma con un
piagnisteo.(*)
Mi agito come
un codardo trema e ti ammiro l’anima
convalescente.
(*)In corsivo versi tratti da: The
hollow men di T.S.Eliot – trad. R. Sanesi (I grnadi libri, Garzanti Ed.)
l'anima convalescente..
RispondiEliminache parole sai trovare...
Grazie, ma sono le stesse che tu possiedi... anzi ne hai di più.
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