Sale dalle pedate quasi marmo
canticchiando come aspirasse jesahel
dai delirium a sanremo del ’72.
Sale le scale che hanno in testa
note di condominio.
Cognomi come chiavi.
Piano a piano, e non suona e non bussa
- che aprissero gli occhi da soli!,
e l’anima
andrebbe, ricordo, spadroneggiando.
Francesco, in atto Luigi, custode
taciturno è il tonno pilota
irretito dal corridoio in fondo
poco lungimirante nel capire
dove ferma il buon senso
la lucciola una pupilla quieta.
È rimasto fuori dai tragitti:
da rotaie aerovie rotte e quante altre
parole si prendono in giro con biglietti
(emozioni comprese senza capire
che le consonanti sono patti della lingua
a termine).
Per questo, guardate, cingo altra vita
e non conto i passanti
ma reggo a stretto giro, in somma
a memoria. Ora
come sempre affina i fianchi
nel posto che direi degli ossidati.
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