17 giugno 2016

Per natura dico più tardi



Alla base del pero selvatico sono cadute pere selvatiche.
Nella trappola della maturità abiurano il ramo preferendo
stare nell’erba o, udite udite!, con il negro della terra.
Questa polpa, ovvero questo ventre di zuccheri e acqua,
che avvallano in semi lavorati, ci rende uguali nel solco?

Alla base del pero selvatico giacciono le pere selvatiche.
Come provviste in un modo che pare casuale, confuso,
le formiche più lucide preparano riserve a lungo andare.
Il raccolto è una tregua al lavoro di qualsiasi cammino.
Come quei tizi muniti di fame al mercato, mentre salivano i resti.

Dal profondo cervello della pianta, dalle sue ventose filiformi
– che ventose non sono per l’anomalia del minerale a lasciarsi
attraversare da folate – fu dato l’ordine ai fiori di sbocciare
e farsi nettare dolce con un linguaggio di colpi secchi: “sì”, “no”,
escludendo il “forse”, o “più tardi”, oppure “fa’ come ti dico”.

Alla base del foglio selvatico sono venuto come le pere
a piantarla con tante parole per chiunque,
qualsiasi cosa questo voglia dire.

Immagine dal web

8 giugno 2016

Disegnata dal fianco



In una congettura trovo la luce:
per assioma, la notte non dura.
Appaiono sui lecci i sintomi del giorno
e la guaina del sole viene con brividi sereni.
Chiamo congettura ogni poggiatesta
di carne: lei dice che i lunghi capelli sono
causa di calvizie o di solletico – confermo.
Si sposta in cucina con un sonar nel ventre.
Credo resti interdetta quando cerca il bagno.

Non è ancora mattino,
mi aggiusta quasi avessimo traversato la notte
in una cabriolet. Si chiama Rosa, o non risponde.
Un indizio sono le spine: per come carezza
non diresti siano artigli. Non l’ho detto,
però mi attrae il pericolo.

Qualcosa ricordo, forse un gemito
sfuggito dal torpore languido, ma chi è sveglio
spesso esprime un ritardo della notte.
Non farò mai in tempo a raggiungerla.
Non è possibile e, per fortuna, lei mi aspetta.
La dignità, invece, ci prende improvvisamente:
tiriamo il sogno fino al mento, con tenerezza,
tuttavia non è ampio abbastanza come coperta.

Mi piacerebbe
che le voci restassero a letto, invece sono
le prime ad alzarsi. Le voci si alzano
perché i sussurri sono lusinghieri
e di fronte, la luce dà vita ad un fianco.

Immagine dal web


4 giugno 2016

Hydros



Siamo consanguinei dei cirri e attraversiamo continenti
con uguale attitudine a scomparire
in un niente di fatto.
Con la stessa noncuranza dei paralleli
rendiamo la Terra gravida di sopravvivenze.
Non dovremmo, o non circoliamo abbastanza.

Se penso a come precipitano gli atomi e
continuamente producono piani d’appoggio, guardo
alla collina per vedere spuntare colonne di raggi
che rotolano in avanti 
finché l’accerchiamento sarà completo.

L’atomo di H: tutto qui intorno è più grande,
meno frequente, eppure niente di quello che osservo
ha la stessa potenza.

Dio, forse, per questo non si vede.



Immagine da www.link2universe.net

1 giugno 2016

Bellanima



Quando si manifestò il cordoglio del deserto
la pozza era ormai allo stato di fango secco
e gli Angeli, poco meno che bachi,
nel bozzolo alla foce emettevano vapore.
Non c'eri tu, ma tu eri già la duna alzata dal vento.
Già una scia diceva il cammino e già
un respiro di metano raccontava che avresti
posseduto macchine e crisantemi.
Il ghiaccio si faceva continente e tu
fuori dal perimetro della neve eri leggerezza.
Quando la pioggia tornerà sul deserto e la pozza
riaprirà il suo abbeveratoio conteso
un nomade piegherà il lungo collo
alla vista del nuovo frumento. Seguirà il sintomo divino
da cui proviene - brivido di carne benedetta
scossa in ogni tendine - e prenderà per il fieno
almeno un puledro.
Tu sarai nel crine del vento, sarai il crine
e lo zoccolo della tormenta.
Quando - e solo allora - farai del pube una miniera,
verranno santi e diavoli tremendi
ed ognuno vorrà averti nella sua casa di frontiera
ma in nessun caso l'anima, per l'acuto mestiere
di doganiere, cederà di un palmo al tranello della questua.
Sii fiera del riso di oggi, sii fiera del respiro leggero.
Sarai fiera più che l'agnello.


Immagine dal web