Siamo
consanguinei dei cirri e attraversiamo continenti
con
uguale attitudine a scomparire
in un
niente di fatto.
Con la
stessa noncuranza dei paralleli
rendiamo
la Terra gravida di sopravvivenze.
Non
dovremmo, o non circoliamo abbastanza.
Se penso
a come precipitano gli atomi e
continuamente
producono piani d’appoggio, guardo
alla
collina per vedere spuntare colonne di raggi
che rotolano
in avanti
finché l’accerchiamento sarà
completo.
L’atomo
di H: tutto qui intorno è più grande,
meno
frequente, eppure niente di quello che osservo
ha la
stessa potenza.
Dio,
forse, per questo non si vede.
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