
Dal fondo si solleva rame. Tonico appena
incontra il raggio. Si esalta la nudità
tumida, non regala niente, nemmeno si vende.
Intorno cadono promesse brune, promesse e gocce torride.
Ha una goletta in bocca, o la bocca è una filibusta rossa
o una varea da cui gravitano impiccati avorio.
Esuberante il pube, almeno quanto sadico
appare il gluteo nell’intarsio di granelli lucenti
e spogliato di un lembo: incontenibile
frusta le tempie perché viene da mare.
Mi incanta il gesto. E dico gesto
quell’afa, quell’afa pagata a gocce, nell’alveo
del respiro che
rende lente le dita mentre solleva il lembo
ma consente qualsiasi fronda incredula
sulla pelle: sono così lente da sapere di invito
di gesto di afa di fronda che concede l’ingresso
e lì entrano subito gli occhi come spettri in catene
perchè viene da mare, rame
di bell’aspetto.
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