13 marzo 2016

Poi usciamo

Immagini dal web

Alla fine di questa frase, comincerà la pioggia.
All’orlo della pioggia, una vela.
Mappa del nuovo Mondo – Derek Wallcot


Guardo in alto e vedo poco oltre il sole
ma so che lassù ci sono cose incensurabili,
tanto determinate a muoversi da sfuggire qui.
Non alzo un dito per indicarle come si fa quando
un segno piove improvviso e viene reso stampabile
in una forma più che approssimata: riconoscibile.
Raccordo punti diversi per una figura incompiuta, unisco
quello splendore antico di luci alle date attuali
nelle quali tutto non è più così. Nemmeno osservare
è contemporaneo. E peggio va
quando l’universo sposta la sedia. Per esempio:
c’è un campo e nel campo balle di fieno nato lì,
compiutamente da una parte. Trebbiato
da macchine rumorose, il grano emula le costellazioni
battendosi bene: “Ecco, noi siamo la pula; ecco noi siamo
la paglia; noi siamo quello che viene da terra,
poi ne usciamo se basta,” annunci
con il tono greve dell’argilla fondatrice.
Segui un piano prestabilito: porti in tavola pane e
lo liberi, poggi l’acqua sul libro
della legge e consenti un solo bicchiere.
Mi fai capire la sete; e il sangue, dopo un crocicchio,
circola scuro e minuzioso (come un messaggero
che torna con la risposta inattesa, la testa in mano,
come qualsiasi altro discorso divenuto lugubre di colpo).


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