Alla fine di questa
frase, comincerà la pioggia.
All’orlo della pioggia,
una vela.
Mappa del nuovo Mondo – Derek Wallcot
Guardo in
alto e vedo poco oltre il sole
ma so che
lassù ci sono cose incensurabili,
tanto
determinate a muoversi da sfuggire qui.
Non alzo
un dito per indicarle come si fa quando
un segno piove
improvviso e viene reso stampabile
in una
forma più che approssimata: riconoscibile.
Raccordo
punti diversi per una figura incompiuta, unisco
quello
splendore antico di luci alle date attuali
nelle
quali tutto non è più così. Nemmeno osservare
è
contemporaneo. E peggio va
quando
l’universo sposta la sedia. Per esempio:
c’è un
campo e nel campo balle di fieno nato lì,
compiutamente
da una parte. Trebbiato
da
macchine rumorose, il grano emula le costellazioni
battendosi
bene: “Ecco, noi siamo la pula; ecco noi
siamo
la paglia; noi siamo quello che viene da terra,
poi ne usciamo se basta,” annunci
con il
tono greve dell’argilla fondatrice.
Segui un
piano prestabilito: porti in tavola pane e
lo liberi,
poggi l’acqua sul libro
della
legge e consenti un solo bicchiere.
Mi fai
capire la sete; e il sangue, dopo un crocicchio,
circola
scuro e minuzioso (come un messaggero
che torna
con la risposta inattesa, la testa in mano,
come
qualsiasi altro discorso divenuto lugubre di colpo).
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