13 gennaio 2021

Timon panico

 




Timon panico


Se sfoggi una buona cera

hai acceso un lume 

quando ancora gocciola il moccio

della tempesta. Così calmi 

ogni altro pandemonio rissoso.

Io non so farlo che a ritroso.

Mi riferisco al calendario

nella relazione tra voltare pagina e strapparle

all’anagrafe, solo alle volte 

crescendo.

Ma dico a chi temeva notti 

senza la consueta indisciplina dei sogni

che la tempesta dura meno

dell’acqua e che dalla rete mondiale

arriva notizia degli ombrelli sfibrati

dalle tante stecche che comunque si man tengono 

(il buon manico misura il polso 

più di una presa di posizione).

Sarebbe stato diverso, pensavo al cospetto

dell’impiegato, mascherina

a mezzo naso perché la pandemia coglie le parole

sprovviste di riflesso, afone, fuori luogo.

Dopo domani sistemeremo oggi

nel sacco del tempo. Tu sai quanto

gli anni diventino quadri

con le lancette a mo’ di picche 

e sgherri i cuori senz’altro fiore 

che un mazzo enorme in orbita. 

Chi ha dato queste carte 

conta anche per me.



Immagine dal web (elab. grafica: ferdigiordano2020)


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